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Radio e televisione: due mondi che non s'incontreranno mai

Publicato su "La Voce del Savuto" di Febbraio 2003

 

       Oggi vi voglio raccontare qualcosa sulla radio e sulla televisione, e anche qualcosa sul natale.

            Quando in America cominciarono a diffondersi i primi apparecchi televisivi, un famoso giornale pubblicò un articolo in cui non si prevedeva un buon futuro per la televisione. Anzi la si riteneva un fenomeno passeggero che presto sarebbe passato di moda.

            L’autore dell’articolo sosteneva che la televisione non sarebbe riuscita a soppiantare la radio, già diffusa in tutte le famiglie. Per il semplice motivo che la radio può essere ascoltata anche lavorando, o svolgendo qualunque altra attività, mentre la televisione richiede che gli si stia seduti davanti e non consente di fare altro.

            Con il senno di poi possiamo affermare che mai una previsione si è rivelata così sbagliata.

            Siccome non era possibile adeguare la televisione alle attività umane, sono state le attività umane ad adeguarsi alla televisione. La vita delle famiglie è stata stravolta e gli orari familiari sono stati modellati su quelli televisivi. Anche i parroci hanno dovuto adeguare l’orario delle messe agli orari televisivi.

            E’ così cominciato il declino della radio, ed anche la chiusura di migliaia di sale cinematografiche.

           Qual è il vantaggio della televisione rispetto alla radio? Che si vede. Qual è il vantaggio della radio rispetto alla televisione? Che non si vede.

            Questo potrebbe sembrare un controsenso. In effetti la televisione consente di vedere, e non solo di ascoltare, spettacoli ed avvenimenti che si svolgono a distanza da noi. La radio invece, non consentendoci di vedere, ci costringe ad usare la fantasia per raffigurarci gli avvenimenti che stiamo ascoltando. Allo stesso modo in cui ogni persona che legge uno libro si costruisce nella sua mente i personaggi e le ambientazioni di cui sta leggendo, anche l’ascoltatore della radio immagina ciò che sta ascoltando. Ed ognuno lo immagina in un modo diverso dagli altri, strettamente legato alla propria esperienza personale. Chi segue un evento alla radio deve far funzionare la propria fantasia, mentre chi lo segue alla televisione riceve si più informazioni, ma le riceve in modo passivo.

           Ricordo un breve sceneggiato radiofonico trasmesso, molti anni fa, in periodo natalizio. Non ricordo il nome dell’autore. La vicenda si svolge in un negozio. All’inizio l’ascoltatore, non potendo vedere il negozio, può solo immaginare un generico negozio in un’atmosfera festiva, senza capire bene cosa il negozio venda. E questa genericità, che fa strettamente parte del racconto, non la si sarebbe certo potuta rendere con uno sceneggiato televisivo.

           C’è  dunque un dialogo tra il negoziante ed un cliente che si avverte facoltoso, anche per il modo molto riguardoso con cui viene trattato dal venditore. Il cliente, che sta organizzando il suo pranzo di natale,  cerca un articolo speciale, che sia di qualità superiore. Il negoziante gli dice che gliene darà uno veramente speciale, un pezzo unico. E’ un articolo appena arrivato, che non era stato esposto in vetrina ed è ancora incartato nel cellofan, poiché aveva pensato di tenerlo per se, per il proprio pranzo di natale, e che se ne priverà per cederlo a lui. E si appresta a farglielo vedere.

            Così anche l’ascoltatore scopre cosa vende quel negozio: vende uomini poveri, abbandonati, emarginati, barboni, da esporre alla propria tavola natalizia per far vedere quanto si è buoni ed in sintonia con lo spirito del Natale.

            “Vede”, spiega il venditore, “si tratta di un pezzo eccezionale. Me ne privo solo per lei. Pensi che questo vecchio così malandato era stato abbandonato da anni in un ospizio dal proprio figlio benestante. Ho dovuto dare una grossa cifra al direttore dell’ospizio per averlo e sottrarlo alla concorrenza. Lei quest’anno farà un figurone, e sarà invidiato da tutti”.

            E così dicendo mostra il prezioso articolo. Il cliente lo guarda raggiante. Felice di essersi assicurato un prodotto così eccezionale, e già pensa all’effetto che farà quando lo mostrerà ai suoi ospiti.

            Il vecchio alza lo sguardo e gli dice “Figlio! Figlio mio!”.

            Solo allora il cliente si accorge che quello è il proprio padre che aveva mandato anni prima all’ospizio.

 

 

Elenco articoli

     Concettina

1   Addebiti Telecom

2   Prezzi con I.V.A.

3   Una nuova parabola

4   Trasporti ferroviari

5   Giustizia e potere politico

6   Sul cambio di moneta

7   Lavori pubblici

8   Gli aneddoti su Richelieu e
     i politici del tempo presente

9   Se Berlusconi diventa papa

10 Radio e televisione:
     due mondi che non si
     incontreranno mai





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