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Giustizia e potere politico

Publicato su "La Voce del Savuto" di Gennaio 2002

 

       Oggi vi voglio raccontare voglio raccontare qualcosa sulla giustizia. E precisamente sul rapporto tra giustizia e potere politico.

            E’ a tutti noto che il presidente del consiglio dei ministri Silvio Berlusconi è imputato in diversi processi. Ed  imputati sono anche alcuni parlamentari della maggioranza di governo.

Gli esponenti del governo e della maggioranza sostengono all’unanimità che “I magistrati usano il potere giudiziario per fare politica e per perseguitarli”.

Però si potrebbe fare anche il ragionamento contrario: Gli imputati si fanno eleggere in parlamento per sfuggire ai processi, ed usano il potere politico per perseguitare i magistrati e per modificare, anche in modo retroattivo, le leggi e i codici, per fare annullare o depenalizzare i reati di cui sono accusati.

            C’è il caso dell’avocato Previti, deputato e imputato in vari processi, che sostiene di non poter essere presente in tribunale perché occupato nell’attività parlamentare.

In questo suo atteggiamento viene accanitamente difeso dagli uomini della maggioranza di governo che sostengono che, siccome è stato democraticamente eletto dal popolo, ha diritto a non presentarsi ai processi, come se gli elettori fossero una specie di giuria popolare che, eleggendolo, lo avesse assolto dai reati di cui è accusato.

In tal modo, ritardando lo svolgersi dei processi, alla fine scatta la prescrizione, i reati non sono più punibili, e gli imputati, con finto rammarico, si lamenteranno perché a causa della prescrizione non hanno potuto pienamente dimostrare in tribunale la loro completa estraneità ai fatti.

            Non è forse superfluo ricordare che Hitler andò al potere in Germania perché democraticamente eletto, e  con il 90% dei voti.

                        Né è tanto azzardato ipotizzare che se Totò Riina si presentasse alle elezioni in Sicilia potrebbe essere pure lui democraticamente eletto. E potrebbe legittimamente rifiutare di presentarsi ai processi in cui è imputato perché deve svolgere in parlamento la sua funzione al servizio della comunità. Potrebbe anche presentare una proposta di legge per abolire il reato di associazione per delinquere o per abolire il carcere duro per i condannati per mafia. E se qualche magistrato avanzasse qualche dubbio sull’opportunità di queste iniziative, egli potrebbe pubblicamente denunciare l’ingerenza del potere giudiziario che vuole neutralizzare il potere legislativo democraticamente eletto, e potrebbe affermare di essere vittima di un complotto di una minoranza di giudici politicizzati che vogliono perseguitarlo.

Si vuole tornare ad una situazione simile a quella precedente la rivoluzione francese, quando il sovrano era legibus solutus (esonerato dall’osservanza delle leggi), annullando così due secoli di civiltà giuridica.

Che fare?

Se gli imputati si buttano in parlamento per far passare il tempo ed approfittare della prescrizione dei reati si potrebbe agire sulla prescrizione, modificandola in modo da renderla meno appetibile.

Per prescrizione si intende la causa di estinzione del reato, consistente nel trascorrere di un determinato periodo di tempo senza che vi sia stata sentenza definitiva. Il tempo che deve trascorrere è stabilito dalla legge e varia a seconda della gravità del reato.

Una prima modifica che si potrebbe fare riguarda la prescrizione del reato in generale, e cioè interrompere la prescrizione quando viene compiuto un atto di esercizio dell’azione penale, come l’iscrizione nel registro degli indagati o il rinvio a giudizio. La prescrizione dovrebbe essere interrotta (e quindi dovrebbe cominciare un nuovo periodo di prescrizione) anche all’inizio di ogni successivo grado di giudizio.

Una seconda modifica riguarda la prescrizione dei reati compiuti dai parlamentari e dai membri del governo: la prescrizione si potrebbe interrompere quando l’imputato o l’indagato diventa (o è già) parlamentare o membro del governo, e non scorre per tutto il tempo in cui l’imputato o l’indagato rimane in carica. Alla cessazione della carica s’inizia un nuovo periodo di prescrizione.

In tal modo si rispetterebbe la volontà dell’elettore che ha democraticamente votato per un imputato, e si rispetterebbe il fondamentale principio del diritto, che è scritto in tutte le aule dei tribunali, secondo cui “La legge è uguale per tutti”. E se i parlamentari dovessero obiettare che la giustizia sarebbe troppo severa con loro, gli si potrebbe ricordare che possono liberamente scegliere di rinunciare alle loro prerogative, oppure possono liberamente dimettersi ed affrontare subito i processi come i comuni cittadini. Perché se “La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto”, a maggior ragione lo deve essere Cesare.

 

Elenco articoli

     Concettina

1   Addebiti Telecom

2   Prezzi con I.V.A.

3   Una nuova parabola

4   Trasporti ferroviari

5   Giustizia e potere politico

6   Sul cambio di moneta

7   Lavori pubblici

8   Gli aneddoti su Richelieu e
     i politici del tempo presente

9   Se Berlusconi diventa papa

10 Radio e televisione:
     due mondi che non si
     incontreranno mai





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